Inzaghi e l’arma segreta: Inter con vista scudetto

Simone Inzaghi, Inter, Coppa Italia
Inzaghi, Inter, Coppa Italia

Non c’è due senza tre. L’Inter di Inzaghi batte per la terza volta in stagione la Juve e certifica la sua superiorità, apponendo il sigillo sul match con un 4-2 che sarà materia storica per i posteri. Inzaghi, re di coppe, si prende la soddisfazione di portare in dote ai nerazzurri la Coppa Italia dopo 11 anni. Un finale di campionato, quello interista, segnato da stress a palate, dove non è concesso sbagliare. Mai, anche quando la barca non naviga in acque sicure ed è necessario risalire, come i salmoni, la corrente.

Non c’è riposo, né mentale né fisico, per la squadra, impegnata a “riconquistare” quello scudetto che, ora come ora, sta letteralmente regalando al Milan. Infiocchettato, per i cugini fortunelli, nelle desolate lande di quelle sette partite, durante le quali, afflitti da un autolesionismo da guinnes, si sono perse le coordinate con tutta la bussola. Il dispendio energetico è stato di eccezionale portata. Nessuno sa dove e se l’Inter conservi una tanica di rifornimento da utilizzare nei casi di emergenza come questo.

Il supplemento di fatica a cui la truppa nerazzurra si è sottoposta ad “Anfield”, nella vittoriosa partita di Champions contro il Liverpool – unica sconfitta dei Reds in stagione -, ha finito per prosciugare tutte le forze. Quelle forze che sarebbero dovute servire per staccare il Milan e involarsi verso la seconda stella. Invece, a 180 minuti dal termine di una stagione massacrante, l’Inter è costretta a raschiare il fondo per trovare un surplus di energia per fare sei punti. Ma potrebbe non bastare, perché contestualmente il Milan dovrebbe lasciare punti per strada.

Inzaghi, hai una sola arma

Il concetto è che se l’Inter insegue la seconda stella, il Milan vuole evitare che ciò avvenga e appaiare, con la conquista del diciannovesimo titolo, proprio i rivali cittadini. A quel punto, l’anno prossimo si prospetterebbe una sfida all’ultimo grammo di fosforo per la supremazia cittadina, nazionale e per la seconda stella. Chi la raggiungerà prima? L’interrogativo è lecito e la risposta non scontata. Intanto, perché siamo nel campo delle ipotesi e del non ponderabile. Poi, perché, per lo stesso principio, questa stagione non è ancora finita.

L’Inter conserva la sua speranza: chiudere la stagione con tre trofei. Il Milan una grande certezza: non dipendere da nessuno. In queste latitudini diverse, fatte di stati d’animo diversi, è racchiuso il senso del mistero. Quel mistero che fa ritrovare la squadra di Inzaghi, di gran lunga la più forte, in possesso del gioco migliore del campionato, a inseguire la quarta forza della massima serie. In fondo il pallone è rotondo, ci sta che rotoli dove gli pare e che un ciuffo d’erba, cresciuto ribelle e indomito, gli faccia prendere inaspettate traiettorie.

Inzaghi ha una sola alternativa: insistere, continuare a giocare così. Non snaturarsi, per arrivare alla fine con quella coerenza tattica, senza tentennamenti, che il più delle volte paga. È questa l’arma. Se la squadra riuscirà in questo, vada come vada, nessun tifoso, degno di definirsi tale, potrà rimproverare qualcosa all’allenatore piacentino. Tantomeno alla squadra e alla dirigenza. All’Inter e all’allenatore, quindi, l’onere di dimostrare di essere l’Inter: bella senza vanità, forte senza insolenza. E vincente al di là del risultato.

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