La storia che andiamo a raccontare è quella di Clarence Seedorf, il tulipano rimpianto. Quando Seedorf arriva all’Inter nel gennaio 2000, Lippi ha bisogno di un calciatore da schierare alle spalle delle punte. L’olandese è più centrocampista, quindi più garante degli equilibri rispetto a Roberto Baggio e Alvaro Recoba. È più creativo di Paulo Sousa che, messo alla porta, capisce l’antifona e se ne va la Parma. Seedorf è l’ennesimo pezzo raro e costoso che Moratti aggiunge alla sua collezione per circa 40 miliardi di lire. Lippi lo getta immediatamente nella mischia ed è piuttosto chiaro quando gli chiedono dei continui cambi di formazione: “Se facessi giocare sempre 13-14 elementi, ne avrei poi dieci che rompono i coglioni dalla mattina alla sera”.
Nessun timore. Seedorf non teme le responsabilità che gli piovono addosso con la maglia nerazzurra. Le ha sempre cercate, anche a Madrid, nonostante le differenti vedute con Toshack e Del Bosque. L’olandese è poco tenero con la dirigenza madrilena: “Il Real ha bisogno di soldi, non di un giocatore come me da tenere in panchina”. Particolarmente contento del suo arrivo è Christian Panucci. I due si conoscono, insieme hanno vinto con le Merengues. “Seedorf porta più personalità in mezzo al campo e anche allegria nello spogliatoio”.
Esordio col botto. La prima partita in maglia nerazzurra è indimenticabile. Seedorf esordisce contro il Perugia di Carletto Mazzone e sigla la rete del momentaneo 2-0. Sarà un trionfo in quello che resterà un 5-0 indimenticabile. Candido Cannavò, direttore de La Gazzetta dello Sport, applaude l’olandese: “Moratti ha donato alla squadra un giocatore davvero importante. Al di là dei confini nerazzurri, il campionato italiano si arricchisce di un personaggio di classe e modernità”. Sarà quella una delle poche domeniche di gloria di una stagione da dimenticare che l’Inter riscatterà parzialmente col successo contro il Parma nello spareggio per l’accesso alla Champions League. In gennaio Lippi si era assunto, senza mezzi termini, le proprie responsabilità: “L’Inter è indifendibile. Se fossi un giudice mi darei l’ergastolo”. Le colpe, come vedremo non erano tutte del tecnico viareggino.
Con Tardelli altro flop. Quando Lippi sbatte la porta, la scelta di Moratti ricade su Marco Tardelli. “Ho agito sulla psicologia del gruppo, estirpando la sindrome dell’Helsingborg. Ora vedo una squadra che vuole emergere lottando”. Specchietti per allodole, la squadra alterna belle partite a scoppole memorabili, su tutte il clamoroso 0-6 nel derby. Seedorf fa quel che può ma finisce anche lui per naufragare con la squadra. Neanche la sua classe cristallina lo tiene a galla. Ci mette la faccia Sebastien Frey: “Una parola sola: vergogna. E dispiace che sia l’allenatore a pagare per le cazzate che facciamo noi”.
L’Hombre vertical. Le voci dell’arrivo di Cuper cominciano a diffondersi. Lo stesso allenatore argentino ci scherza su: “Con me non si è fatto vivo alcun dirigente dell’Inter , poi se si sono rivolti a mia zia Carla…”. Moratti ha deciso e dà il via all’ennesima rivoluzione ma Seedorf non si tocca. L’allenatore argentino lo conosce bene sin dai tempi di Madrid quando con il suo Valencia si erano affrontati in Liga. Cuper sa bene come esaltarne le qualità tecniche ed il tulipano olandese lo ripaga con una prestazione memorabile contro la Juventus. Dopo 6 minuti Seedorf sblocca il match con un diagonale forte ed arcuato che scavalca Buffon. La Juve la ribalta con Trezeguet e Tudor. Sembra finita ma ecco che Seedorf estrae un coniglio dal cilindro al 91′. Calcia un missile ed agguanta il 2-2. Il suicidio sportivo del 05 maggio contro la Lazio vanificherà l’ottimo lavoro di Cuper.
Da fratello nerazzurro a cugino milanista. Nell’estate del 2002 la delusione in casa Inter è ancora tangibile. La dirigenza nerazzurra ha messo da tempo nel mirino Francesco Coco, terzino sinistro di proprietà del Milan, fresco di una parentesi più che soddisfacente al Barcellona. Cuper chiede anche Kily Gonzalez perché vuole due mancini puri per rinforzare il lato debole nerazzurro. Seedorf finisce ai margini del progetto tecnico, Galliani fiuta il colpo e da abile volpone conduce il fantasista olandese sull’altra sponda dei Navigli. Uno scambio che si rivelerà un calesse per l’Inter mentre Seedorf contribuirà ad arricchire la bacheca rossonera. Al Milan vincerà due scudetti, due Champions League, un Mondiale per club, due Supercoppe Europee, una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane. Uno scambio irrazionale che alimenterà tanti rimpianti in casa Inter dove nessun tifoso dimenticherà mai Clarence Seedorf, il tulipano rimpianto.