Di Inter, di Lippi e di altre faccende esprimerò la mia opinione in questo articolo che spero possa stimolare l’interesse dei lettori. Lippi ha parlato di equilibrio nella lotta scudetto e di verosimile corsa a tre.
Tormento, non estasi. “Un nuovo 05 maggio? Vedo tanto equilibrio anche adesso, ma non so se durerà fino all’ultimo turno come quella volta”. Giudizio razionale ed obiettivo di chi, pur essendo emotivamente legato alla Juventus per via di trascorsi e successi, non vede la Vecchia Signora in corsa, soprattutto dopo la sconfitta casalinga contro l’Inter. Marcello Lippi mi ha sempre affascinato, impossibile non tornare alla sua esperienza in nerazzurro. Ricordate “I due carabinieri”? Nel celebre film di Carlo Verdone, il protagonista viene invitato a descrivere una sua precedente relazione amorosa con un aggettivo. La scelta ricade su “Tormentato”, un pò come il rapporto tra Lippi e l’Inter.
Lippi in nerazzurro. Ricordo ancora il giorno in cui fu presentato come nuovo allenatore nerazzurro. “Finalmente – dissi tra me – un allenatore che rimetterà in sesto i cocci dopo una stagione travagliata”. Venivamo da un 1998/99 devastante, dall’esonero ingiustificato di Gigi Simoni a quello inevitabile di Mircea Lucescu. Scrisse divinamente Italo Cucci sul Guerin Sportivo: “Simoni non è per niente snob, era semplicemente un villico di Crevalcore. Il bel Marcello, già toccato dalla Signora e blasonato per scudetti e coppe, era invece l’uomo giusto per il Moratti collezionista di pezzi d’autore”.
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Non andò bene, e qui mi torna alla mente un altro celebre film, questa volta diretto ed interpretato da Massimo Troisi. “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”. In molti per tanti anni hanno definito Marcello Lippi colpevole della disfatta nerazzurra. Mai stato d’accordo ed ecco profetiche le parole scritte da Michele Serra sulle colonne de “La Repubblica” il 25 agosto 2000.
Da La Repubblica di 22 anni fa. “È un micidiale gorgo di frustrazione e improvvisazione, di megalomania e frenesia nel quale annegano interi pullman di giocatori, acquistati all’ingrosso e buttati in quel calderone d’ansia senza nemmeno il tempo di allacciarsi le scarpe. All’Inter di Moratti non sono mancati i miliardi, non i campioni, non gli allenatori, non le occasioni. Sono mancati la calma e il rispetto dei dovuti tempi di maturazione, l’ossigeno psicologico per poter migliorare in tranquillità. A partire da quel mai troppo maledetto licenziamento di Gigi Simoni che è stato, ben al di là del danno occasionale, il segno rivelatore di un vizio di fondo: la fretta, una maledetta fretta ansiogena e obnubilante che ha trasformato l’evo morattiano in una pazzesca sarabanda di arrivi e partenze”.
Il Triplete anni dopo. Il 2009/10 era ancora lontano, l’Inter avrebbe vinto e convinto. In panchina sarebbe arrivato Josè Mourinho, ma questa è un’altra storia. Quello che conta, da che calcio è calcio, è che la verità è sempre nel mezzo, poi ognuno sceglie quella che più gli aggrada. Uno come Marcello Lippi bisogna ascoltarlo perché offre sempre interessanti spunti di riflessione, indipendentemente dalla mancanza di risultati ottenuti durante la sua parentesi nerazzurra. Di Inter, di Lippi e di altre faccende credo di aver parlato abbastanza e spero di non aver annoiato nessuno.