Nella giorntata di ieri è cominciato il processo sportivo sulle plusvalenze fittizie nel mondo del calcio. Il Tribunale federale nazionale della Figc, presieduto da Carlo Sica, si focalizza su 11 squadre italiane e 61 dirigenti, accusati a vario titolo di illeciti amministrativi.
La procura federale della Figc, con a capo Giuseppe Chiné, ha emesso le prime richieste relative all’inchiesta. La mano è pesante: 16 mesi e 10 giorni di inibizione per Fabio Paratici (all’epoca dei fatti direttore sportivo della Juventus), 12 mesi di inibizione per il presidente della Juve Andrea Agnelli, 11 mesi e 5 giorni per il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis, più un ammenda alla società di 392.000 euro
Anche Nedved finito nel mirino: i PM chiedono per il ceco 8 mesi di inibizione. Stessa sanziopne per l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene. Per Federico Cherubini, ds bianconero, chiesti invece 6 mesi e 20 giorni e una maxi-multa da 800mila euro.
Giovedì mattina è prevista l’udienza con i dirigenti della Juventus, che verranno ascoltati, Agnelli in primis, da Carlo Sica. Un nuovo scandalo sta investendo il calcio italiano, con conti gonfiati e bilanci tarocchi.
L’indagine non sta toccando l’Inter. Segno che all’ombra della Madonnina si lavora con rigore e nel rispetto dei regolamenti. Al di là di quanto certi ambienti vogliano far credere, i conti nerazzurri sono in regola. Infatti, dopo molte “improvvisate” in sede, nessuna della autorià preposte ha mai riscontrato irregolarità.
Caso Plusvalenze, quando si ambia marcia in Italia?
C’è bisogno un cambio di mentalità. La tecnica dell’artificio, l’espediente del sotterfugio non paga. C’è un ritardo culturale enorme rispetto agli altri campionati europei. Dove ci si impegna nella stipula di partnership importanti, nella sottoscrizione di accordi di collaborazione e nella realizzazione di intelligenti strategie di marketing.
Ci vuole visione, calcolo e soprattutto un prodotto appetibile. In Italia scontiamo la scarso appeal del calcio nostrano, che non appena varca i confini non è più in grado di suscitare interesse. Il tempo si è fermato agli anni ’90. Siamo rimasti imprigionati in una bolla, nel mito che fu.
Basti pensare, per esempio, che Roma parla da anni del nuovo stadio che, per una serie di cavilli burocratici non vede la posa della prima pietra. Per non parlare del via libera dello stadio di Inter e Milan, che, ogni volta subisce un rinvio, a causa di un iter tortuoso e cavillotico. Tant’è che, forse, le due milanesi, traslocheranno a Sesto San Giovanni per un nuovo impianto, dove i tempi sembrano molto più spediti.
Poi parliamo di Superlega e di fantomatiche competizioni delle squadre più importanti. Sarebbe l’ennesimo errore. Il problema non lo risolvi così, ma con un’impostazione diversa, dallo snellimento degli iter burocratici, dalle strutture all’avanguardia, dalla costruzione di un prodotto calcio complessivo che richiami gli investitori e non li faccia fuggire.
Siamo in grado di fare tutto ciò? Se sì, si potrà andare incontro alla svolta. Se no, le procure e tribunali federali, come in questo caso come con il caso plusvalenze, continueranno a fare indagini a gogo, facendo venire a galla tutto il marcio che ci portiamo dietro da decenni.