Quella di Angelo Peruzzi all’Inter è una storia che merita certamente di essere raccontata. Stiamo parlando di uno dei portieri più forti del panorama calcistico mondiale. Nella sua grande carriera anche una stagione all’Inter. C’era una volta Peruzzi e la parentesi nerazzurra chiusa in fretta. Potremmo cominciare così la nostra storia. Quando Tyson arriva all’Inter nell’estate del 1999, i tifosi storcono il naso.
Ma come? Mandiamo via Pagliuca, interista e cultore dell’Interismo, e lo sostituiamo con uno juventino?
Moggi e l’aumento di stipendio. Peruzzi non è juventino, ha solo difeso la porta bianconera prima di ricevere il benservito da Moggi dopo otto stagioni. Chiede un aumento d’ingaggio, Moggi per tutta risposta lo accontenta ma a modo suo. Gli trova una squadra – l’Inter appunto – in grado di soddisfarne le pretese economiche. Peruzzi al principio pensa ad uno scherzo, poi comprende che il trasferimento in nerazzurro è cosa fatta. Prende armi e bagagli, saluta la Mole Antonelliana e i portici di Via Po, e si dirige a Milano.
La rivoluzione. All’Inter è scoppiata una vera e propria rivoluzione. Moratti vuole vincere e per farlo affida la panchina a Marcello Lippi, logoro dopo anni di successi a Torino e convinto di poter vincere anche senza il sostegno della Triade. Per farlo ha bisogno di uomini a lui congeniali. Appiano Gentile sembra Villar Perosa per il numero di ex bianconeri che affollano gli spogliatoi. Ci sono Bobo Vieri, Vladimir Jugovic, Paulo Sousa, Roby Baggio e Tyson Peruzzi.
Differenze enormi. In riva ai Navigli c’è un’atmosfera diversa rispetto alla sponda bianconera di Torino. Lo scudetto manca dai tempi di Trapattoni, Simoni e la Coppa Uefa sono un ricordo sbiadito, le rovine di Lucescu si fanno ancora sentire. Per Lippi il compito è arduo. Peruzzi è un fedelissimo dell’allenatore, acquistato per il suo modo di interpretare il ruolo. Lippi lo considera più adatto rispetto a Pagliuca. L’ex portierone nerazzurro tornatosene nella sua Bologna si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Con la rivoluzione che hanno fatto sarebbe assurdo non vincere”.
Buona partenza. L’Inter parte bene, Peruzzi anche. Successi contro Verona (3-0) e Parma (5-1) e pari all’Olimpico contro la Roma (0-0) prima della trasferta di Torino contro i granata di Mondonico. Al 53′ il compianto arbitro Farina di Novi Ligure assegna un rigore al Torino. Sul dischetto si presenta Ferrante ma Peruzzi è più bravo e sventa la minaccia spedendo il pallone in calcio d’angolo. A quindici minuti dal termine ci pensa Vieri a siglare il gol vittoria. Sembra il principio di una stagione trionfale ma si tratta di un mero specchietto per allodole.
Roma Caput Mundi. L’Inter non riesce, complice anche una serie di infortuni di troppo, a tenere un passo costante. Senza Ronaldo e Vieri, fuori a lungo, l’attacco si inceppa. Lippi va in escandescenza e solo una doppietta del nemico Roberto Baggio gli consente di acciuffare in extremis la qualificazione in Champions League. Il Divin Codino salva i nerazzurri e poi si congeda, destinazione Brescia. Saluta anche Peruzzi, per lui c’è la Lazio. Tyson smette la casacca nerazzurra dopo 33 partite ed una stagione estremamente positiva.
Un addio prematuro. A Milano sta bene ma Roma è casa e al cuor non si comanda. Questa è la storia di Peruzzi e della sua parentesi nerazzurra chiusa in fretta. Peccato perché un uomo del suo carisma in una stagione estremamente travagliata come quella del 2000/01 avrebbe fatto comodo. Ma questa è un’altra storia che andremo a raccontare.