Estate 2004. Moratti affida la panchina a Roberto Mancini, emergente tecnico che si è messo in luce alla guida della Lazio. Il Mancio punta sul 4-4-2, marchio di fabbrica di Sven Goran Eriksson, suo antico maestro. Moratti non bada a spese, dal mercato giungono calciatori del calibro di Juan Sebastian Veron ed Esteban Cambiasso. Un altro centrocampista viene accolto con giubilo: Edgar Davis, il pitbull olandese. Uno specchietto per le allodole, Edgar Davids si rivelerà un flop in nerazzurro.
The best. Quando Davids mette piede alla Pinetina ha alle spalle sei mesi eccellenti disputati con la maglia del Barça. Sono in tanti a pensare che alla Juventus se ne siano disfatti troppo in fretta. Inserito nella FIFA 100, lista dei migliori 125 calciatori viventi, Davids ha voglia di emulare in nerazzurro il cammino percorso all’ombra della Mole Antonelliana. Davids ha il compito di proteggere la fantasia di Veron, Mancini lo nomina guardia del corpo della Brujita.
Poca estasi, tanti tormenti. Davids comincia in chiaroscuro, un pò come tutta l’Inter, colta da una incredibile pareggite acuta. Il 2-2 a Verona contro il Chievo e l’1-1 a San Siro contro il Palermo inducono Mancini a cambiare alcuni elementi nell’undici iniziale. Il primo ad accomodarsi in panchina sarà proprio Davids. A Bergamo gli viene preferito El Cuchu Cambiasso e i risultati si vedono.
Can che abbaia non morde. Mancini è stato calciatore ed ora che siede in panchina sa bene che un calciatore ha bisogno di tempo prima di finire in naftalina. Davids torna nuovamente tra i titolari contro il Parma. Prestazione sottotono, il feroce pitbull tanto ammirato in blaugrana somiglia sempre più ad un mansueto chihuahua. Cambiasso si prende definitivamente il centrocampo nerazzurro, destinato a diventarne leggenda.
La Coppa Italia. Saranno solo 14 le presenze totali di Davids con la maglia dell’Inter. Ultima panchina contro il Siena nella gara vinta dall’Inter per 2-0 prima di concludere il campionato in tribuna. Farà comunque in tempo a conquistare la Coppa Italia, unico trofeo italiano ancora assente nella sua personale bacheca anche se non da protagonista, viste le mancate convocazioni nella duplice sfida alla Roma.
Pochissimi rimpianti. Davids avrebbe potuto fare di più, questo è indubbio. Tante incomprensioni con Mancini, poca disponibilità da parte del centrocampista ad accettare la panchina e un matrimonio naufragato prima ancora di cominciare. Un grande campione lo è stato per davvero anche se in nerazzurro Edgar Davids si è rivelato un flop. La sua fase calante è coincisa con l’ascesa di Cambiasso. Rimpianti? Pochissimi.