La storia di Correa all’Inter ha radici molto lontane. All’Argentina, terra passionale che ha visto sbocciare fior di talenti. Sono tanti quelli che hanno indossato la maglia dell’Inter. Correa non è da meno, ha solo bisogno di ritrovarsi, di scrollarsi di dosso la negatività di una stagione fin qui complessa.
Musica e talento.“Joaquin capì fin dal primo momento, l’allenatore sembrava contento. E allora mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento. Prese il pallone che sembrava stregato, accanto al piede rimaneva incollato. Entrò nell’area, tirò senza guardare ed il portiere lo fece passare”. Chiudete gli occhi per un minuto e pensate alla dolce melodia composta dall’intramontabile Francesco De Gregori. Al posto del celebre Nino e della sua maglia numero 7 immaginate Correa. Ci sembra di vederlo bambino nei campetti di periferia della provincia di Tucumàn, quando ancora la maglia numero 19 nerazzurra era una chimera, con il pallone tra i piedi pronto a prendersi la scena.
Spalle larghe, classe infinita. Correa si è imposto nel calcio che conta grazie al destro fatato, alla classe e al temperamento. Ha incantato in Patria con la maglia dell’Estudiantes, si è preso l’Andalusia facendo innamorare i tifosi del Siviglia. Una buona parentesi alla Sampdoria prima di conquistare la tifoseria laziale. In nerazzurro le cose non stanno andando bene ma il campionato non è finito. Qualcuno lo ha apostrofato come flop. Aveva ragione De Andrè, la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, e poi, diciamocela tutta, è facile giudicare in panciolle stravaccati sul divano di casa.
Molta sfortuna. A fare la differenza nel calcio sono sempre i particolari, come quelli che hanno visto El Tucu fermo ai box per infortunio. Quattro gol – due all’Hellas Verona, altri due all’Udinese – non soddisfano nessuno. Il primo a non essere contento è proprio Correa, felice di aver seguito il suo maestro Simone Inzaghi così come il novizio Adso da Melk fece con Guglielmo da Baskerville. A Inzaghi è riconoscente per quest’opportunità che saprà cogliere. Serve solo tempo. A lui come a Inzaghi. Quello nerazzurro è un libro molto più complesso del presunto secondo della poetica di Aristotele. Correa può ancora prendersi l’Inter.
Nazionale con vista Juventus. Con la maglia dell’Albiceleste Correa non ritroverà Dybala, fresco di addio alla Vecchia Signora. I due amici potrebbero ritrovarsi in nerazzurro, a patto però che Marotta decida realmente – al momento non c’è nulla – di affondare il colpo per La Joya. L’unica certezza è che si affronteranno alla ripresa del campionato. Correa potrebbe dimostrare in quell’occasione che non tutto è andato perduto, che la sua stagione, anche se fin qui negativa, può regalare godibili colpi di coda.
La musica e il talento. Non resta che chiudere gli occhi per un altro minuto e pensare, ancora una volta, alla dolce melodia di Francesco De Gregori. Immaginate Correa, questa volta con la 19 nerazzurra sulle spalle. “El Tucu capì fin dal primo momento, Simone Inzaghi sembrava contento”. Il resto? Tra due settimane, ma Correa può ancora prendersi l’Inter. Statene certi.