Poche luci e molte ombre. L’Inter è in crisi

Poche luci e molte ombre. L'Inter è in crisi
Poche luci e molte ombre. L’Inter è in crisi

Poche luci e molte ombre. L’Inter è in crisi. A meno di clamorosi miracoli, improvvisi cali di Milan e Napoli, difficili da ipotizzare in questo momento, l’Inter non bisserà lo scudetto. Bisognerà guardarsi le spalle anche dalla Juventus. In caso di successo – abbastanza probabile –  sulla Salernitana, i bianconeri si posizioneranno ad un solo punto di distanza dai nerazzurri con lo scontro diretto che si disputerà a Torino dopo la sosta.

Troppo prevedibili. Inzaghi non sembra più essere in totale sintonia con la squadra. I risultati influiscono sicuramente, quando non si vince non è facile mantenere lucidità e serenità. L’allenatore parla di approccio sbagliato ma dovrebbe rammentare che spetta a lui il compito di stimolare adeguatamente i calciatori. Non solo psicologicamente, anche tatticamente. L’Inter è prevedibile, visceralmente legata ad un solo schema tattico. Vince se è al top della forma, se tutto gira alla perfezione. Lo ha fatto nella prima parte di stagione quando tutto filava liscio. Alle prime difficoltà sono tornati alla mente vecchi fantasmi del passato. Sette punti in sette partite sono un magro bottino, una media retrocessione. La domanda da porsi è una: come mai le squadre di Inzaghi calano nella seconda parte di stagione?

Impulsiva e poco razionale. Inzaghi non è Conte, si guardi il differente palmares dei due. Conte ha vinto campionati in Italia – anche dominando come lo scorso anno – e una Premier League. Conosce bene determinate pressioni ed è abile nel gestire le difficoltà che ne conseguono. La sua calma ha fatto la differenza anche in situazioni difficili. Inzaghi non sembra tranquillo, aspetto che si riflette sui calciatori. Palese è l’irruenza in alcune giocate, le difficoltà nel compiere quella giusta. Manca anche un pizzico di buona sorte che complica maledettamente ogni aspetto.

Limiti della rosa. Non ci sono elementi capaci di saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Manca un vice Brozovic, nessuno gli si avvicina. La società non si è tutelata con l’ingaggio di un’alternativa. In avanti Dzeko ha fatto anche troppo, Correa si è rivelato – almeno fino a questo momento – un acquisto sbagliato. Quello che manca è un attaccante dotato di killer instinct. C’era una volta Lukaku, oggi non c’è nessuno capace di spaccare le partite.

Il futuro. Le vittorie in serie tra novembre e dicembre hanno illuso un pò tutti e mascherato i problemi strutturali della squadra. Le responsabilità devono essere equamente distribuite tra società, staff tecnico e squadra. Credere nei miracoli è francamente utopico. L’unica certezza è la crisi in cui è piombata l’Inter.

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