Porto, Chelsea, Real Madrid ma soprattutto la nostra Inter. Oggi è il 26 gennaio e a Setubal, precisamente nel 1963, nasce José Mourinho.
Si sa: quando viene nominato lo “Special One” la mente può solo tornare alla bellissima finale di Madrid del 2010, dove i nerazzurri si sono imposti sul Bayern per 2-0 grazie a una doppietta del “Principe” Milito.
Ma non è l’unico ricordo che abbiamo della parentesi di Mou in nerazzurro: abile comunicatore, il tecnico portoghese si è rivelato un vero e proprio showman di fronte ai giornalisti rilasciando dichiarazioni d’antologia e dando titoli scoppiettanti alle prime pagine dei quotidiani.
L’arrivo a Milano è già un cult: alla domanda su Lampard, Mou risponde “Ma io non sono un pirla”, scatenando le risate di tutti i presenti ad Appiano e dribblando l’argomento riguardante l’allora centrocampista del Chelsea.
Ma c’è solo una conferenza che è entrata nella storia: sempre durante la prima stagione in nerazzurro, Mou sottolinea come la stampa – in un determinato momento – sia stata totalmente “manipolata” e “offuscata”. Il portoghese non le manda a dire citando sempre Ranieri (allora tecnico della Juve) e tutti gli altri club che hanno subito torti arbitrali contro i bianconeri:
“A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l’opinione pubblica per un mondo che non è il mio. […] Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali. […] Ranieri? Se è al fianco di Spalletti, io sono al fianco di tutti gli allenatori che hanno perso punti contro la Juve per errori arbitrali. Mi sento vicino a Prandelli, a Del Neri, a Zenga. Io sono andato davanti alle telecamere per dire che la mia squadra ha vinto a Siena con un errore dell’arbitro. Il giorno dopo l’allenatore di una squadra con la maglia bianco e nera, che guarda le partite dell’Inter, è andato in televisione e ha ammesso di aver segnato un gol in fuorigioco… che bravo… […] Io parlo con la stampa perché sono obbligato. Spalletti parla prima della partita, parla durante l’intervallo e parla dopo la partita: è “primetime”, è amico di tutti. Io non sono così”.
Da “prostituzione intellettuale” a “zero titoli”: Mourinho entra nella hall of fame e nel cuore di tutti i tifosi ma anche dei giocatori. Basti pensare alla rincorsa a Maicon dopo la vittoria al fotofinish col Siena, al “rumore dei nemici”, al rapporto con Eto’o (schierato come terzino nella semifinale di Champions contro il Barcellona) e all’abbraccio con Materazzi dopo la notte indimenticabile del 22 maggio.
José – in un documentario Netflix – dirà poi come si sia creato un certo rapporto tra lui e il mondo Inter. Un legame indissolubile, una fratellanza che dura ancora grazie a un gruppo whatsapp che ha come componenti ovviamente lo “Special One” e i giocatori artefici del cosiddetto Triplete.
La Milano nerazzurra lo ricorderà per sempre per aver centrato in una sola annata tutti e tre i titoli e vincendo un trofeo che mancava da quarantacinque anni. Oggi Mou compie gli anni e anche se siede su un’altra panchina il mondo interista continuerà ora (e sempre) a omaggiarlo. Buon compleanno José!
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