È una falsa partenza quella del campionato di serie A dopo le feste. Causa Covid sono state rimandate quattro gare su 10. Un deus es machina intervenuto a gamba tesa ha bloccato, per ragioni di sicurezza sanitaria, quei team che avevano al loro interno positivi.
Un riflessione si impone, non fosse altro perché i protocolli in ballo sono tanti e difformi fra loro; c’è quello dell’Uefa, quella della Lega e quello delle ASL. Un bel minestrone invernale che, anziché riscaldare dal freddo, rappresenta la punta gelata di un iceberg contro il quale tutti hanno cozzato.
Va necessariamente detto che le il virus attuale è un parente indebolito di quello dello scorso anno. Ugualmente pericoloso, certo, ma mutato. Situazione differente anche dal fronte vaccini, per il quale quasi tutti i giocatori hanno effettuato tre dosi; due chi ha avuto il Covid ed è guarito.
In questo quadro, non è più necessaria la bolla, l’isolamento a cui dovevano sottoporsi tutti coloro i quali, nella passata stagione, entravano in contatto con un compagno di squadra infetto. Ecco perché, diciamolo senza timori, chi è vaccinato, non ha sintomi e ha il tampone negativo deve scendere in campo e giocare.
Covid, le ASL complicano le cose
Intempestivo e scomposto, dunque, l’intervento delle ASL, in quella che possiamo certamente definire indebita ingerenza. Si siedano a tavolino, le istituzioni tutte e trovino una soluzione che faccia felice la maggioranza e non detronizzi i club, che sono i primi a perderci.
L’altra considerazione da fare è che, sì, il campionato poteva benissimo essere stoppato. Non sarebbe morto nessuno. Il concetto è che, in questo modo, spezzando il calendario, costringendo alcuni a non scendere in campo, ci sono tutti i crismi della competizione falsata.
E allora, concedendo l’attenuante che questa ondata è andata oltre le previsioni, la prossima volta non si facciano trovare impreparati e, se proprio devono fermare lo spettacolo più bello del mondo, lo facciano per tutti. Traslare tutto di 10 giorni, in attesa del calo dei contagi, non sarebbe stata una catastrofe. Forse un po’ di cogestione di partite nel finale di stagione, ma nulla di più.
Infine, una piccola stretta alla “libertà sanitaria” nel calcio si imporrebbe. Non sei vaccinato? Male. Non puoi giocare a calcio. Non puoi fare nessuno sport. Esiste il diritto di non vaccinarsi, ma bisogna assumersi le responsabilità ed accettare anche di essere messi fuori rosa – perché si sta danneggiando il proprio club – o di avere una decurtazione dello stipendio. In fondo, ogni forma di libertà ha un prezzo da pagare.